In Europa le pratiche agricole tradizionali hanno contribuito a creare nel corso dei secoli un’ampia diversità di habitat idonei a ospitare comunità ecologiche molto ricche di specie diverse. Negli ultimi 50 anni, l’affermarsi dell’agricoltura intensiva ha spesso finito per nuocere alla biodiversità determinando nel tempo una semplificazione strutturale degli ambienti, e sostituendo alla varietà naturale degli ecosistemi un numero limitato di piante coltivate e di animali domestici. Tuttavia, non tutti i sistemi di coltivazione attualmente diffusi producono una semplificazione importante della biodiversità. Documenti ufficiali, come il piano di azione della Commissione Europea a favore della biodiversità in agricoltura (COM2001b), ricordano infatti che fra agricoltura e biodiversità esistono interazioni utili per la conservazione della diversità biologica
Data la natura e l’oggetto del presente progetto, nonché la finalità formativa e di divulgazione dello stesso, di seguito si descrivono brevemente alcune delle più comuni pratiche che non dovrebbero mancare per un’agricoltura ed una gestione del territorio sostenibili, connesse anche alle attività previste dal PIT CLEI.
Inerbimento | Rappresenta l’evidenza di come l’agricoltura possa contribuire al miglioramento dell’ambiente in cui si produce.
In passato, infatti, si riteneva che l’inerbimento fosse un limite alla produttività delle piante per effetto della competizione per le risorse idriche fisiologicamente esigue negli ambienti caldi e aridi della viticoltura mediterranea. Tuttavia, numerose ricerche hanno provato come questa tecnica sia capace di migliorare notevolmente proprio le risorse produttive di coltivazioni come ad esempio il vigneto e l’oliveto. Accompagnando questa pratica a scelte agronomicamente razionali, si riesce così a garantire:
L’inerbimento protegge la struttura del suolo dall’azione diretta della pioggia e, grazie agli apparati radicali legati al terreno, riduce la perdita di terra, anche fino a circa il 95% rispetto alle parcelle lavorate, consente una maggiore e più rapida infiltrazione dell’acqua piovana ed il conseguente ruscellamento, determina un aumento della portanza del terreno, riduce le perdite, per dilavamento, dei nitrati ed i rischi di costipamento del suolo dovuto al transito delle macchine agricole, difende e migliora le proprietà fisiche, chimiche e biologiche del suolo ovvero la sostanza organica e quindi la fertilità.
Siepi e fasce tampone |Già elemento caratteristico dell’agricoltura tradizionale, attualmente in fase di recupero a seguito di un sempre maggiore riconoscimento delle molteplici funzioni da esse svolte.
Le fasce tampone sono aree o strisce di terreno sottratte alla coltivazione e mantenute sotto una copertura vegetale permanente: possono presentare specie erbacee, arbustive e arboree, abbinate tra loro al fine di ottenere siepi composite che garantiscono alle coltivazioni e agli ecosistemi circostanti lo svolgimento di alcuni compiti essenziali. Queste fasce vegetate influenzano l’aspetto del paesaggio, riducono gli effetti dell’erosione idrica ed eolica, e col tempo divengono in veri e propri habitat seminaturali per molte specie di animali selvatici, creando inoltre una rete di corridoi ecologici che si snodano attraverso i campi e facilitano i movimenti sul territorio della fauna e della flora, con conseguente supporto e incremento della biodiversità.
Se ben progettate, le fasce tampone riescono a ripagare la perdita di produzione dei terreni necessari per realizzarle, fornendo legna da ardere, legname da opera, frutti eduli o prodotti apistici, contribuendo in questo modo anche a una maggiore diversificazione della produzione all’interno dell’azienda agricola